Il Natale visto dall’alto
di Ilaria Damiani
C’è solo un’aria lieve lassù e luce ovunque. Né notte, né giorno, né tempo: solo eternità. Non arriva il profumo di caldarroste, zucchero filato o cioccolato caldo e niente barbe bianche e vestiti rossi e regali.
L’aria è gravida di serenità e di una pace ineffabile.
“Figlio mio…”
“Dimmi Padre.”
“…Vieni, ti prego, vicino a me e dimmi: cosa vedi?”
Cosa vedrei, io, affacciandomi sul mondo? Io che sono la convivenza tra carne e spirito, che non conosco la pace se non come utopia, che non amo e non odio e mi colloco a metà strada?
C’è solo un’aria lieve lassù e luce ovunque. Né notte, né giorno, né tempo: solo eternità. Non arriva il profumo di caldarroste, zucchero filato o cioccolato caldo e niente barbe bianche e vestiti rossi e regali.
L’aria è gravida di serenità e di una pace ineffabile.
“Figlio mio…”
“Dimmi Padre.”
“…Vieni, ti prego, vicino a me e dimmi: cosa vedi?”
Cosa vedrei, io, affacciandomi sul mondo? Io che sono la convivenza tra carne e spirito, che non conosco la pace se non come utopia, che non amo e non odio e mi colloco a metà strada?
Ho sempre immaginato il Paradiso così come te lo descrivono da bambino: con grandi nuvole bianche, angeli bellissimi e un cielo azzurro tutto intorno. Spesso mi sono domandata cosa sia il giorno di Natale visto da lassù. Non è facile immaginarsi un Natale vissuto dall’alto. Non sono mai riuscita a farmene un’idea. Ho tanti flash, fotografie di momenti, ma nessuna convinzione: a volte li vedo tutti con lo sguardo rivolto in basso a sbirciare, scambiarsi occhiate incredule, scuotere la testa e non capire.
Cosa arriva a loro del nostro Natale? Luci. Luci scintillanti ovunque, strisce dorate, qualche coro lontano. Niente di più … Come è possibile tutto questo?
Io lo vedo il Figlio chiedere al Padre: “Perché tutte quelle luci non arrivano, almeno, a scaldare i loro cuori?”
E il Padre rispondere: “Perché non si può scaldare qualcosa che per natura è fredda. Una volta non era così: c’è stato un tempo in cui gli uomini riuscivano a lasciarsi toccare l’anima e lasciarsi vivere. C’è stato almeno un Natale felice per l’umanità, uno di quelli che non si dimenticano. Mi ricordo una notte serena, il cielo pieno di stelle ed un grande gelo: ho visto una madre morire per i suoi figli ed un giovane sorreggere un vecchio, i peccatori riconoscere i propri peccati e chiedere perdono, il giusto spezzare il proprio pane e donarlo al povero diavolo. Devi sapere, Figlio mio, che c’è una cosa che gli uomini non hanno ancora capito: non importano il suono delle campane a festa, i grandi alberi di Natale, i festeggiamenti ed i regali. Non importa ricordarsi di vivere bene, perché è questo ciò di cui hanno bisogno, una sola volta l’anno. Il mondo non si salverà così ed io non posso sacrificare mio Figlio ancora una volta. Voglio bene a tutte queste creature, ma arriverà un giorno in cui non potrò più controllare gli avvenimenti ed allora sarà troppo tardi ricordarsi che il Natale è ogni singolo giorno. Non ci sarà più giorno. Solo eternità.”
“Ma Padre, non credi che dovremmo avere fiducia e dare loro ancora una possibilità?”
“Loro stessi sono la possibilità. Libero arbitrio. Io non posso altro. Da duemila anni ho insegnato loro a distinguere il bene dal male, ma ho due grandi nemici: il potere ed il denaro.”
“… Potere… e … denaro … “
“Si Figlio mio. Adesso vieni qua, siediti ed osserva anche questo Natale con il dolore nel cuore, ma anche con tanta speranza!”
“Io credo, Padre, in questi uomini e credo che non sia facile riuscire a vivere bene laggiù. Sento che c’è ancora amore nell’aria.”
“Lo so, ma tu sei il Figlio.”
“Buon Natale Padre.
(Contenuto pubblicato per la prima volta su antoniomessina.it il 07/12/1999)