9 dicembre

Barriere celesti

di Franco Bomprezzi

Quella volta San Pietro si trovò davvero in forte imbarazzo. Non era mai capitata una cosa simile. Per tutte le stelle del cielo! Che poi sono tante, e forse pure troppe. Alle porte del Paradiso, proprio all’inizio della lunga e luminosa scalinata celeste, si era fermata una figura minuta, ma molto luminosa. Vista dall’alto, non si distingueva granché, tranne quello sbattere di alucce un po’ inquieto, che spesso hanno gli angeli ancora inesperti. Era quasi sera, e ormai gli uffici dell’Accettazione Celeste stavano per chiudere. Ma San Pietro non riusciva proprio a capire come mai quell’angioletto così piccolo non riuscisse a venire su, anche se la porta era aperta, ed evidentemente la destinazione era chiara: il Paradiso, la luce eterna, la grande pace.
Il Grande Cerimoniere accese il Videocitofono Celeste per ingrandire quella figurina lontana: “Ma che storia è questa? Non sarà mica il solito scherzo di Lucifero, ogni volta che si avvicina Natale?”. San Pietro non credeva ai suoi occhi: alle porte del Paradiso si era fermato un ragazzino biondo e spaurito, seduto su una carrozzina elettrica. Uno di quei marchingegni dell’ultima generazione, tutto borchie cromate e joy-stick, con due batterie grandi così, e adesivi dappertutto. “Ma come – pensò tra sé e sé, infilando le dita dubbiose nella folta barba bianca – non s’era detto che dopo la morte ognuno lascia il corpo terreno e arriva qui, o laggiù all’inferno, come puro spirito? Che storia è mai questa? Oltre tutto qui siamo pieni di barriere architettoniche, ne avevo parlato tempo fa con il Capo, ma mi ha risposto che tanto in Paradiso ci si muove con lo Spirito e quindi le scale non si toccano, anche perché sono belle a vedersi, e fanno tanto autorità celeste … E ora che si fa?”.
Già, ora che si fa. San Pietro scese dall’alto scranno, assunse un’aria cordiale, iniziò a scendere maestosamente le scale, sollevando piccole nuvolette dorate al suo passaggio. Quando arrivò sul portone sgranò un sorriso incoraggiante e, rivolgendosi al nuovo arrivato, chiese: “Caro ragazzo, ben arrivato, lo sai che qui non hai bisogno della carrozzina, vero?”.
“Mi dispiace – rispose con una vocina timida ma decisa – non volevo disturbarla, mi chiamo Giuseppe … non so bene che cosa sia successo. Lei deve essere San Pietro, o mi sbaglio?”
“No, caro, effettivamente sono io, ma chiamami pure Pietro, io ho sempre avuto tanta simpatia per quelli come voi, insomma, per gli handicappati, anzi, i disabili, o … boh, non so più come si chiamano adesso, cambiate sempre le parole, e io faccio fatica a stare dietro a tutto … Ma dimmi, caro Giuseppe, che cosa ti è successo? Sei così giovane …”
“Già, è vero. Sono giovane, ma avevo una malattia congenita, sai, di quelle che ancora oggi non perdonano. Stavo migliorando, per la verità, ma, da quando sono stati tagliati i fondi per l’assistenza, i miei genitori non ce l’hanno fatta a comprare tutto quello che mi poteva servire per stare meglio, e mi sono preso una brutta bronchite, sai com’è l’inverno … Insomma, proprio quando l’Asl si è decisa a darmi la nuova carrozzina elettrica, paff!, il mio cuoricino non ce l’ha fatta più. Io ho cercato di resistere, ero così contento…devi capire, l’avevo tanto desiderata, finalmente potevo muovermi da solo, girare per casa, e perfino uscire in strada, con gli amici …”. Una lacrima e un singhiozzo interruppero il suo racconto.
“Santo Cielo, non ti disperare – cercò di rincuorarlo San Pietro – in fondo qui non si sta male, anzi, è il Paradiso, no?”.
“Sì certo – rispose Giuseppe – ma io, quando ormai avevo capito che non c’era niente da fare, che la vita mi stava sfuggendo di mano, ho pregato con tutte le forze che mi rimanevano, e ho chiesto al Signore di farmi arrivare quassù con la mia nuova carrozzina, perché non ero riuscito a godermela neppure un giorno, e non lo trovavo giusto … E come vedi, Lui mi ha accontentato”.
San Pietro represse un pensiero poco serafico, alzò gli occhi al cielo, che poi era assai vicino, e pensò: “Ecco, ancora una volta Lui fa il grande, e poi tocca a me risolvere i problemi”. Ma rivolgendosi a Giuseppe assunse subito l’aria dolce e paterna che si conviene al Grande Reggitore delle Chiavi Celesti: “Caro Giuseppe, come vedi la fede fa miracoli … Purtuttavia c’è un piccolo problema che dobbiamo risolvere …”
“Eh già, l’ho visto da solo – lo interruppe tranquillo il ragazzo – siete zeppi di barriere…”.
“Beh, proprio zeppi no – cercò di minimizzare imbarazzato San Pietro – certo è che non siamo pronti, le nuove norme, come sai, non riguardano i Puri Spiriti, e dunque ci siamo limitati a dare delle direttive agli architetti, che poi sai, fanno quello che vogliono, di questi tempi, e non rinunciano mai all’estetica, e al fronzolo in più. Comunque non ti scoraggiare, per il momento troviamo una soluzione di ripiego, cerco quattro cherubini robusti, che ti portano su con carrozzina e tutto. Eh, che ne dici?”
“Vedi, Pietro, sinceramente non so come ringraziarti, ma non mi sembra questo il modo giusto – riprese con metodo e garbo il piccolo Giuseppe – Forse non sai, ma noi giù sulla Terra ultimamente ci siamo battuti per la Vita Indipendente, come dire, essere messi in condizione di vivere da soli, in piena autonomia, a cominciare naturalmente dalle barriere. Se si venisse a sapere che anche in Paradiso si ricorre al volontariato …”.
San Pietro era in forte imbarazzo. Ascensori vecchi, oltre tutto mai collaudati, tanto c’era sempre qualche santo in Paradiso, rampe neppure a parlarne, scale dappertutto, alcune addirittura a chiocciola, altre che sembravano Trinità dei Monti … Eppure una soluzione bisognava trovarla. Infine il Grande Vecchio si illuminò: “Ho trovato – tuonò soddisfatto – ecco la soluzione!”. Giuseppe lo guardò poco convinto: “E quale sarebbe?”. “Visto che qui con la carrozzina non ci puoi stare, te ne ritorni giù. Subito. Torni a casa, guarito. O quasi, insomma, almeno un po’ meglio di come stavi prima. Così ci dai il tempo di provvedere, io ne parlo con l’Altissimo, visto che si è impegnato con te … almeno ci darai il tempo di abbattere tutte le barriere, poi, con calma ti richiamiamo noi. Mi sembra una buona idea, così fai contenti anche i tuoi … in fondo siamo vicini a Natale”.
Giuseppe sorrise, allargò le braccia, e disse: “Accetto volentieri. E’ il più bel regalo di Natale della mia vita. E poi sono sicuro che vivrò a lungo. Molto a lungo. Prima che riusciate ad abolire tutte le barriere, qui, in questo spazio smisurato, ci metterete un’eternità, con rispetto parlando”.
San Pietro sorrise bonario. Giuseppe aveva ragione. Ma lui non poteva farci niente. Che mondo sarebbe stato mai, senza delle belle e lunghe scale?

(Contenuto pubblicato per la prima volta su antoniomessina.it il 09/12/1999)

8 dicembre10 dicembre