L’aurora di Natale
di Angela Messina
La stella di Natale alla finestra sembrava intirizzita. Anche la linfa nei petali rossi doveva essersi ghiacciata. Ma bisognava lasciarla lì, perché la leggenda diceva che la grande luce nel cielo sarebbe arrivata solo se la stella di Natale avesse inviato tutte le sue energie verso la volta celeste, senza incontrare ostacoli. Per questo non si poteva riportare la pianticella in casa, dove sarebbe appassita perché faceva caldo.
Il piccolo Eric desiderava vedere la luce di tutti i colori che correva nel cielo più di quanto desiderasse i regali che aveva chiesto a Santa Claus
Innaffiava il vaso piano piano, e controllava che fosse ben rivolto verso l’orizzonte, dove questo era sgombro da alberi e nuvole.
“Ti piace tanto la stella di Natale?” chiese la mamma vedendo quanto Eric fosse preoccupato per la pianticella.
“Sì, voglio che faccia apparire nel cielo le luci colorate!”
La mamma rise, e spiegò a Eric che non era quel tipo di stella a compiere la magia che lui aspettava con ansia.
Eric si rifugiò deluso nella sua stanza, e cominciò a sfogliare un grande libro pieno di disegni, che raccontava la storia della terra. C’era il Sole che splendeva di giorno e scaldava tutto, faceva brillare i ghiacci e le acque; ma Eric corse subito alle pagine tutte nere, coperte di puntini che si chiamavano costellazioni, perché quando la notte era così scura e tersa, allora arrivavano i grandi lampi che si rincorrevano cambiando colore.
In una pagina vide una stella con una lunga coda, e lesse che era la cometa di Natale. Allora andò alla finestra per cercarla in quel mare di nero; ma vide solo la luna che sembrava ridere delle sue speranze.
“La stella di Natale arriverà all’ultimo minuto” pensò fiducioso. “Bisogna solo stare di guardia, con gli occhi aperti.”
Dopo cena, augurata la buonanotte, mentre i genitori lo credevano a nanna, si sistemò su una poltroncina dietro i vetri a spiare il cielo; ma non vide nessuna stella con la coda, e neppure le luci guizzanti, e si addormentò.
Si svegliò in un mattino splendente: il sole schiariva il blu del cielo rendendolo prima azzurro, poi bianco, come la neve. Ma Eric aspettava impaziente il tramonto e la stella di Natale.
“La stella con la coda fa venire le luci della notte, sì o no?” chiese al babbo quella sera.
“Non è la coda della stella; è la coda delle volpi” disse il babbo con aria furba.
Sapeva che Eric si sarebbe molto meravigliato di una simile affermazione.
“Non sai che i bagliori notturni che a te piacciono tanto sono creati da questi animali?”
“E come fanno?” chiese Eric incredulo.
“Le volpi corrono sulla neve, e con la coda sollevano tutti i fiocchi che il vento porta fino in cielo, e lassù i cristalli bianchi prendono i colori delle stelle e della luna, e corrono come lingue di fuoco. Per questo l’aurora boreale, la luce del Nord, ha anche un altro nome: revòntulet, il fuoco delle volpi…”
“Ma questa è solo una leggenda” concluse il babbo sorridendo.
Eric non sapeva più che cosa credere, e divenne un po’ triste.
Allora, dopo cena, il babbo aprì la porta di casa, e guardò il cielo terso e scuro.
“Vedi la tua stella di Natale?” chiese a Eric.
“No, non c’è nessuna stella con la coda” rispose lui rassegnato.
“Ma vedi quella grande piuma lassù, che si muove piano, verde pallido. Che sembra svanire e poi riacquista intensità?”
Eric guardava col fiato sospeso: era forse di fronte a un fantasmino che voleva avvicinarsi e tirargli il naso?
“Vedrai la tua aurora” disse il babbo, ed Eric, per quanto incredulo, si sentì eccitato e restò a fissare quel lucore col fiato sospeso.
Poi vide che in un attimo non ne rimaneva più nulla e pensò che il babbo non aveva detto la verità. Ma girandosi a guardare il cielo alle sue spalle, vide lì il fantasmino, più verde che mai, sempre più grande, che ballava facendo un sacco di piroette. Poi arrivò una grande onda bianca, afferrò un lembo del vestito verde, e lo sfilò durante una giravolta lanciandolo verso l’alto e tingendolo di rosso. Eric vide un bagliore che non aveva mai visto, che illuminava il cielo sopra di lui per una distanza infinita che raggiungeva gli astri. Era come l’acqua di una cascata che precipitava all’in su. Si apriva a ventaglio, come le ali di un angelo bianche, azzurre e verdi.
Le ali svanirono; ma subito apparve una freccia proprio di fronte a lui, bassa sull’orizzonte. Sembrava che qualcuno stesse per scoccarla, ed Eric per un attimo ebbe paura. Ma quando partì, non venne verso di lui, salì rapidissima in cielo, percorrendone tutta la volta, andando a scomparire nel punto opposto dell’orizzonte.
Era così emozionato che non riusciva a parlare. Ogni tanto emetteva un sospiro, o un grido, o un’esclamazione soffocata. Il babbo gli stringeva la mano e sorrideva.
Non voleva più il giorno. Il piccolo Eric attendeva sempre il tramonto per rivedere quello spettacolo meraviglioso, e non gli importava più delle stelle. Pensava sempre al buio.
Arrivò la vigilia di Natale, e venne a cena un amico del babbo.
Eric gli raccontò subito, tutto eccitato, lo spettacolo delle luci danzanti, spiegandogli quanto erano belle, colorate e veloci nella notte scura.
“Non servono le stelle per vedere le luci, è solo un imbroglio” concluse infine soddisfatto.
“Sei sicuro?” gli chiese la mamma. “Guarda che questo signore sa tutto sulle luci che ti piacciono tanto”.
“Sei sicuro Eric?” disse il signore. “Senza una certa stella importantissima per noi, tu non potresti neppure vedere l’aurora boreale. Quella stella ci serve!”
“Che stella è?” chiese Eric con un poco di ansia: non voleva essere imbrogliato di nuovo!
“E’ una stella che manda un fortissimo vento di energia verso la Terra, e quando questo vento si scontra con l’aria scoccano un sacco di scintille che creano la luce che piace a te. E’ una stella grandissima e vicina vicina. Più vicina di tutte le altre stelle, eppure di notte non la vedi. E’ una stella che si vede solo di giorno: che scalda tutto, ci dà la vita, e fa brillare i ghiacci e le acque.”
Allora Eric capì, e gli venne da piangere, perché era stato un bambino un po’ sciocco: la stella dell’aurora boreale, la stella di Natale, era il Sole.
(Contenuto pubblicato per la prima volta su antoniomessina.it il 20/12/1999)