23 dicembre

Nataleblob

di Raffaella Vicario

Oddio, che angoscia, mancano meno di due mesi a Natale … e poi c’è Capodanno, e quest’anno è anche la fine del millennio, bisognerà divertirsi a tutti i costi, rendere memorabili gli ultimi giorni del millenovecento, essere propositivi, sprizzare gioia da tutti i pori. Sorridere e far finta di niente con i parenti che non ti vedono da un anno (lo scorso Natale) e che ti assicurano che non sei cambiata, sembri sempre una ragazzina, ma se lo sottolineano è perché qualche ruga comincia a venir fuori, ed è giusto perché ho trentacinque anni come Sally, quando va a comprarsi l’albero di Natale da sola, ma dov’è il mio Harry? Ma quello è un film ed i film finiscono sempre bene ed io sono cresciuta a pane e film ed ancora non mi rassegno all’idea che la vita è tutta un’altra cosa. Continuo a scrivere la sceneggiatura della mia vita, ma ogni giorno sono costretta a rivedere il copione, a cambiare gli attori, a trasformare in comparse quelli che pensavo fossero protagonisti e viceversa. E anche per questo Natale sono in attesa dell’Evento imprevisto che cambierà il corso della mia vita, ed invece non accadrà proprio niente di nuovo. Comincerò a preparare i regali ed i pacchetti di mia madre, falli tu che sei brava, e mi raccomando i biglietti d’auguri, che tu sai disegnare ed hai una bella grafia, e poi dobbiamo decidere come apparecchiare la tavola, quale sarà il colore dominante delle decorazioni, chi invitiamo? No, non mi dire che anche stavolta viene il notaio con la moglie, la figlia alta due metri e la suocera che sembra sempre stia per morire ed invece mangia più di tutti, forse perché sa che le rimane poco ed allora ne approfitta, almeno se ne va con la pancia piena. Del resto cosa rimane oltre il cenone? C’è qualcuno che si traveste da Babbo Natale per illudere i bambini (ogni anno ce n’è sempre uno nuovo, di bambino), anch’io ci credevo, me lo ricordo quando stavo dietro la porta di vetro satinato del salotto e vedevo un’ombra che armeggiava sotto l’albero. Non dubitavo della sua esistenza, anche perché una volta l’ho incontrato, vicino alla Standa, e mia nonna ha voluto che ci fotografassero insieme. Ho insistito, foto alla mano, con il mio amico Andrea che mi raccontava di genitori che si travestono (la mamma da Befana, addirittura), ma lui mi ha mostrato una fotografia con un altro Babbo Natale che posava, sorridente, accanto a lui. Mi è crollato un mito, niente renne, nessuna ricompensa per i più buoni, nessuna casa al Polo Nord e niente slitta volante e, inoltre, genitori bugiardi, ma loro lo fanno a fin di bene, mentre i Babbi Natale, l’ho scoperto più tardi, lo fanno a fini di lucro. Allora che ne dici se quest’anno facciamo tutto blu con una spruzzata d’argento? E i segnaposti? Ho già l’idea, però mi devi aiutare a prepararli, nel senso che li devo fare io? Sì, mi faresti un favore, e poi tu sei più brava. Ma più brava di chi? È una vita che mi sento dire che sono la più brava e, a parte mio fratello che me lo dice ironicamente perché è sempre stato un po’ geloso, sembra che gli altri, soprattutto mia madre, ci credano davvero. A volte mi suona come una sorta di consolazione, altre come una presa in giro, altre ancora come una posizione di comodo, falli tu che a me non va. Ma li dobbiamo fare per forza? Sì perché i bambini sentono l’atmosfera di Natale, ti ricordi quanto ti piaceva quand’eri piccola? È vero, mi piaceva tanto, soprattutto i preparativi, l’idea di fare una sorpresa, la scelta delle decorazioni da mettere sul camino ed alle finestre, preparare l’albero mentre mio padre e mia madre discutevano sul modo di costruire il presepe. Il presepe, dio quanto lo odio, una rappresentazione falsa ed edulcorata di un fatto che, forse, non è mai avvenuto. Ogni anno c’è una novità, dall’otto dicembre, giornata istituzionale in cui si dà il via ai preparativi, urbanisti e architetti discutono il piano regolatore di Betlemme. Punto fermo è che le case siano abbarbicate sulla roccia, per il resto gli architetti (mia madre) suggeriscono una mano di vernice alle casette e la ristrutturazione di piazze e balconi, mentre gli urbanisti (mio padre) studiano la disposizione delle fonti di luce ed il posizionamento dei bacini d’acqua, tenendo conto di greggi e pollai che devono essere sempre ben serviti. L’importante è che il presepe ci sia, tutte le famiglie che si rispettano lo fanno, a maggior ragione se sono del sud, anche se la loro religiosità è fatta di rosari ed ave Maria cantilenati nella penombra del salotto buono. È un’istituzione, come la pastiera a Pasqua e gli struffoli a Natale. Gli struffoli, meno male che ci sono, quelli mi fanno digerire anche il presepe, ma devono essere fatti bene, non si deve sentire l’olio fritto e non si deve abbondare con i canditi e la buccia d’arancia, meglio se cotti al forno e guarniti con nocciole tritate. Così tutti gli anni la tradizione si trasforma in rito, i riti diventano tradizioni ed ogni cosa conserva lo stesso sapore. La casa odora di cioccolata e di arance, di legna bruciata e di acqua di colonia, quella delle vecchiette magre nei loro Chanel datati, che profumano e tintinnano di gioielli promessi in eredità, odora di candele e di pesce, perché è vigilia e non si può mangiare la carne, ma tanto non ci credo ed il salame lo mangio lo stesso. Non mi far sentire che non credi o non sei più la mia nipote preferita, sono l’unica nonna, e fammi vedere come ti sei vestita, devi accorciare l’orlo che ti si vedono le gambe e poi un po’ di tacco ti slancia, vedi come stai bene quando ti trucchi, ma l’hai trovato un fidanzato? È che sei difficile, non ti accontenti, perché con quel faccino figurati quanti corteggiatori. Vaglielo a spiegare a mia nonna che questo faccino da persona carina, simpatica ed intelligente fa scappare gli uomini, che non mi vedono da quel punto di vista (ma quale?) e mi considerano un amico, da frequentare, perché so stare in mezzo agli altri, so anche cucinare e con me ci si può parlare perché sono intelligente, ma poi dimostro di non aver capito niente se mi innamoro, loro proprio non ci avevano pensato: e che sono una donna? Oppure, mi vedono da quel punto di vista (?), ma per carità non parlategli d’amore e tu, che sei sempre carina, intelligente e simpatica, sei l’unica che li capisce ed accetta di frequentarli, così, senza impegno. E così Pasqua con i tuoi e Natale con chi vuoi, o viceversa, non me lo ricordo mai, ma tanto il concetto non cambia, con te non ci stanno né a Pasqua, né a Natale. Ma perché dove vuoi andare a Natale? Perché sognare di starsene a dondolare su un’amaca sulle spiagge del Messico, perduti fra sapori di frutti esotici ed aromi di erbe simpatiche, quando ti si prospetta una tre giorni di pesceperchèèvigilia, tortellini in brodo per il venticinque e dolci, panettoni, regali scartati e tombole … No, la tombola no, me ne frego dei bambini ma io a tombola non ci gioco, quando avrai un figlio ci giocherai anche tu, no, mi dispiace, ma a mio figlio insegnerò che la tombola è un bel gioco quando si è piccoli, con tutti quei fagioli, o bucce d’arancia, in equilibrio precario sui numeri chiamati, ma è l’anticamera della depressione quando si diventa grandi, che è il gioco che si fa per tacitare i bambini e gli anziani e che quando comincia a piacerti, visto che l’età dell’adolescenza è ormai passata da un pezzo, vuol dire che stai diventando vecchio, ed io ho ancora voglia di sognare il Messico. Ogni anno dici sempre la stessa cosa, che te ne vuoi andare, che non sopporti queste feste di famiglia, ma visto che non hai voluto affezionarti a quel medico, o a quell’avvocato, un po’ bruttino ma che persona perbene e che posizione (neanche a dirlo che mia nonna ha le idee più chiare delle mie), devi aspettare per realizzare certi sogni, ed intanto il Natale lo trascorri insieme a noi che ti vogliamo bene. Anzi, visto che sei qui, faresti una scappata a comprare i limoni per la maionese, che sul pesce è più buona quella fatta in casa, e con l’occasione prendi qualcosa per zietta, che so un’acqua di colonia che non ho fatto in tempo a prenderle un regalo, e non scordarti di andare a ritirare le analisi che poi il laboratorio chiude per ferie.
Già, le analisi, me ne ero dimenticata, tanto sarà la solita depressione natalizia, ma perché non incontro anch’io l’angelo custode che salvò la vita a James Stewart ne “La vita è meravigliosa” che, magari, mi regala il giornale del giorno dopo con i numeri del superenalotto e mi rende la fiducia nel prossimo e nel domani? Ma tanto è un film e poi non ci credo agli angeli, madonna quanta gente che fa compere all’ultimo minuto, ma perché non ci pensano per tempo? Guarda che casino in profumeria, sì, prendo questa colonia che mi piace com’è confezionata, va bene, il pacchetto me lo faccio da sola che è tardi, devo scappare a ritirare le analisi così se faccio in tempo vado in libreria e mi regalo quel libro di fumetti che costa una follia.
È già chiuso? no, non si preoccupi, stavamo brindando prima di chiudere, stasera nessuno viene a ritirare i referti, la gente preferisce rimandare per non guastarsi le feste, sì, capisco, ma il mio è solo un controllo, niente di grave. Ecco, auguri e buone feste! Altrettanto, buonasera. I valori sono nella norma, bassi sì, ma nella norma, e questo cos’è? Test di gravidanza, positivo. Ci deve essere uno sbaglio, non ho chiesto un test di gravidanza, ma aspetto un bambino, io aspetto un bambino e adesso? Che faccio metto il referto sotto l’albero di Natale? E chi glielo dice a quello che non vuol sentir parlar d’amore, che non si vuole impegnare e che preferisce perdere un braccio piuttosto che avere un bambino? Ecco cos’era quella voglia di cioccolata negli ultimi giorni, chissà se è bruno o biondo, sicuramente sarà pelato, come la maggior parte dei neonati, ma guarda che vado a pensare, devo dirlo a tutti ancora e non so neanche come la prenderanno. Nascerà nel duemila, e pensare che c’è gente che ci si è impegnata per farlo nascere nel nuovo millennio … e a me così, senza sforzo ed impegno, un po’ d’amore per sconfiggere la solitudine, baci senza promesse di un domani, ed invece il domani eccolo qui! Sei tornata, finalmente, aspettavamo te per la maionese, che c’è, ti vedo strana, no, niente, un capogiro. Dai una mano a tuo fratello che si veste da Babbo Natale, che fatica ogni anno per convincerlo, meno male che questo è l’ultimo che i bambini son cresciuti e l’anno prossimo non ci crederanno più, già all’asilo i compagni gli hanno insinuato il dubbio. Forse dovremo trovare qualcuno per l’anno prossimo, in che senso scusa? Beh, anche se sarà ancora piccolo mi piacerebbe che vedesse Babbo Natale, prima ancora di parlare e di avere dei dubbi, ma dici sul serio? Stai scherzando, spero, non voglio sapere chi è il padre, tanto lo immagino, chi lo dice a tuo padre? Però hai una bella faccia, sarà un maschio, tua nonna l’aveva detto prima di morire, e noi che pensavamo farneticasse … farneticava, mamma, non c’è nulla di soprannaturale, aspetto un bambino e questa è la nostra sorpresa di Natale, va bene, va bene, non ti agitare che sei incinta, siediti e riposati che più tardi si gioca a tombola.

(Contenuto pubblicato per la prima volta su antoniomessina.it il 23/12/1999)

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