Le due sorelle di Tommaso Landolfi

Francobollo commemorativo di Tommaso Landolfi (1908 – 1979)

[Articolo pubblicato per la prima volta il giorno 12/02/2013 nel sito antoniomessina.it]
Fra le poche certezze che ci accompagnano nel corso della vita c’è la bella figura che si fa quando in una conversazione, anche dalle più modeste ambizioni culturali, si lascia cadere con noncuranza l’apprezzamento per una qualche opera di Tommaso Landolfi (1908-1979). Figura appartata, vagamente misteriosa, tanto desideroso di essere pubblicato da cambiare editore se il suo tardava a far uscire un libro e però, in vita, assente per scelta dai cosiddetti “salotti letterari”; oppresso dal vizio del gioco ma, infine e soprattutto, autore dallo stile curatissimo e, a volte, deliberatamente incomprensibile, Landolfi è uno di quegli autori che dispensano un’aura da raffinato intenditore di letteratura a coloro che, appunto, lo citano. Non mancherò di avvalermi di un simile beneficio e perciò informo i miei lettori d’aver letto recentemente il racconto Le due zittelle, un testo che lo stesso Landolfi, stando alla nota finale dell’edizione Adelphi da me letta, considerava forse il suo migliore.
La storia è presto detta. Due anziane e devote sorelle, Lilla e Nena, sono al centro della singolare comunità formata da loro, dalla domestica Bellonia e dalla scimmia Tombo, finita in casa quale dono di un loro fratello marinaio, poi morto in terre lontane. Un giorno, una suora si presenta a casa delle due sorelle segnalando che Tombo è sospettato d’aver violato la cappella del monastero. Dopo opportuni appostamenti, si scopre che la scimmia ha davvero imparato ad aprire la sua gabbia per andare nottetempo nella cappella a simulare il rito religioso, con tanto di consumazione di ostie e vin santo. È a questo punto che il destino dell’animale sacrilego è affidato al giudizio di due religiosi, l’anziano monsignor Tostini e il più giovane padre Alessio. Dopo una delle più strabilianti dispute teologiche della storia della letteratura, prevale l’opinione del prelato anziano, dunque la condanna della scimmia, uccisa di propria mano dalla sorella Nena.
Non conosco abbastanza Landolfi da poter dire quanto ci sia di programmatico nel dissacrare le forme esteriori della religiosità, ma non si può fare a meno di notare, credo, che Le due zittelle sia stato scritto e pubblicato a metà degli anni Quaranta del secolo scorso, cioè in un’Italia scossa dalla guerra, gonfia di retorica, con un basso livello di istruzione e la presenza forte della Chiesa a condizionare mente e condotta di larghi strati della popolazione. Landolfi travolge tutto con la sua scrittura, una storia singolare e chissà, forse una punta di aristocratico disprezzo.

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