Franca e Modesto, fra lacrime e futuro

Modesto Campos alla Biblioteca San Giovanni di Pesaro, nel 2003

[Articolo pubblicato per la prima volta il giorno 01/06/2013 nel sito antoniomessina.it]
Il 29 maggio 2013 è morta Franca Rame, una di quelle persone tanto ricche d’umanità da rendere povera ogni definizione. Era un’attrice, ma non soltanto quello. Una scrittrice, ma non soltanto quello. Un’attivista politica, ma non soltanto quello. E l’elenco, appunto, potrebbe proseguire.
Fino a quando le è stato possibile, Franca Rame si è spesa per gli altri e per le idee nelle quali credeva, con quella passionalità che le aveva permesso di interpretare, accanto ai ruoli che esprimevano la sua cifra più comica, felicemente condivisa col compagno di una vita Dario Fo, personaggi dolorosi con un’efficacia da rendere difficile, almeno a me, sopportare fino alla fine la sofferenza che lei metteva in scena. Mi riferisco, per esempio, al monologo in cui interpreta la vedova ormai pazza di un contadino siciliano, ucciso dalla mafia per aver guidato con successo la lotta per ottenere l’acqua necessaria ad irrigare le terre.
Il 31 di maggio, con gli occhi umidi dopo aver ascoltato Dario e Jacopo Fo manifestare il loro amore per Franca, con mia moglie ho partecipato a un incontro con Amilcar de Jesùs del Aguila Mejia. Amilcar è un contadino guatemalteco. Più esattamente, un coltivatore di caffè. Da qualche tempo, Amilcar è anche il presidente dalla cooperativa Nueva Esperanza, della comunità di El Bosque, nel municipio di Santa Cruz Naranja.
Io di caffè ne consumo poco, mescolato col latte della colazione mattutina. Quel poco, dal 2003 è quello prodotto da El Bosque. Ne scoprimmo la bontà dopo aver partecipato a un’altro incontro, quella volta alla biblioteca San Giovanni di Pesaro. A raccontare la vita a Santa Cruz e il lavoro della cooperativa il presidente di allora, Modesto Campos. Se Amilcar ha l’aspetto paffuto e sorridente di una brava persona, Modesto era evidentemente, perfino nel modo di portare il sombrero, una persona dotata di un forte carisma personale.
Dopo l’incontro del 2003 ci fu un giro di caffè per tutti. Dopo l’incontro di ieri, invece, chi voleva poteva partecipare a una cena di sostegno alla cooperativa. La produzione di caffè, infatti, quest’anno sarà inferiore di quasi la metà a causa di una malattia che ha fatto morire un gran numero di piante che, dunque, dovranno essere sostituite.
A fine cena siamo andati a salutare Amilcar. Mia moglie gli ha raccontato di come, nel 2003, scoprimmo il caffè di El Bosque, e dell’incontro con Modesto. A quel nome, un velo di tristezza ha attraversato gli occhi di Amilcar.
Franca Rame e Modesto Campos neppure si conoscevano ma, a parer mio, erano fatti un po’ della stessa pasta, quella che inumidisce gli occhi di chi non li ha più accanto ma tenta ogni giorno, consapevole di non volare alla loro altezza, di proseguire il viaggio.

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