
[Articolo pubblicato, in forma quasi identica, per la prima volta il giorno 07/06/2013 nel sito antoniomessina.it]
Lo scorso 2 giugno [2013] mia moglie ha pubblicato sul suo blog un pezzo intitolato Diamoci da fare. A lettura ultimata, fra tanti pensieri una constatazione: invecchiare mi ha reso molto meno “ideologico” di quanto lo fossi a vent’anni. Ho ancora delle idee, e qualcuna è perfino profondamente radicata nel mio animo ma, mentre guardo anche lontano, cerco di non perdere di vista quello che può toccare la mia mano.
Il motivo, credo, è che detesto perdere tempo, perciò desidero essere concreto, cambiando ciò che posso migliorare davvero, rinunciando volentieri a dibattiti oziosi sui massimi sistemi. E siccome invecchio, e il tempo che ho davanti si riduce, eccomi a preferire un passo concreto ai molti discorsi che pure potrei fare.
Se vogliamo, questo mio modo di vedere le cose ha almeno un riferimento autorevole in un vecchio saggio, pensate un po’, sulla riforma monetaria. Molti conosceranno già la frase celebre.
“Nel lungo periodo, probabilmente questo è vero. … Ma per le questioni contingenti, questa del lungo periodo è una guida ingannevole. Nel lungo periodo siamo tutti morti. Gli economisti si pongono un obiettivo troppo facile e totalmente inutile se, nelle stagioni di tempesta, riescono a dirci soltanto che ben dopo che la tormenta sarà cessata, l’oceano sarà di nuovo calmo.” (KEYNES, John Maynard, A tract on monetary reform, London, McMillan and Co., 1924, p. 80).
Non occorre essere ansiosi e tuttavia: diamoci da fare.