Ulrich Mühe (1953 – 2007)

[Articolo pubblicato per la prima volta il giorno 12/10/2013 nel sito antoniomessina.it]
Nell’ultimo film di Gianni Amelio, L’intrepido, presentato al Festival di Venezia di quest’anno, il pur bravo Antonio Albanese interpreta il personaggio di Antonio Pane in un modo che mi è apparso monocorde. Quale che fosse la situazione, stesso sorriso dolce, stesso tono, quasi lo stesso volume di voce.
Si può rimanere col dubbio su quanto questa modalità interpretativa sia o no il frutto di scelta consapevole, o su quanto abbiano pesato certe precedenti esperienze di Albanese che però, almeno nel caso del suo indimenticabile Epifanio, ricorrevano a un’essenzialità che aveva altre giustificazioni, altro contesto e, a mio parere, esiti ben più felici.
Fatto sta che vedendo (per la quarta volta) Le vite degli altri, il film di Florian Henckel von Donnersmarck premio Oscar nel 2006, mi è risultato impietoso il confronto fra l’interpretazione di Albanese e la strabiliante prova d’attore fornita da Ulrich Mühe (1953-2007) dando vita al capitano Gerd Wiesler.
Wiesler è uno dei tanti uomini della Stasi, l’apparato spionistico della Germania Est. Una figura grigia e senza slanci come il palazzo in cui vive, un alveare anonimo, contenitore di tristezze e paure. Paradossalmente, a generare un impulso di ribellione è proprio la fede sincera nel regime spietato che sta servendo. Wiesler ha giurato di essere “scudo e spada del partito” e un superiore, invece, lo esorta a trovare qualcosa (qualsiasi cosa) di compromettente su un commediografo a cui un ministro vuole portar via la compagna.
Mühe è meraviglioso e perfetto. Pur se il suo Wiesler non ha mai scatti ed è sempre efficiente e concentrato prima sul suo lavoro e, poi, sulla sua solitaria attività clandestina, ogni momento, ogni passaggio della storia trova il proprio gesto: un sopracciglio che si solleva appena, l’accensione di un interruttore, la mano che spreme un tubetto di concentrato di pomodoro su un piatto di riso bianco, l’indimenticabile sguardo rivolto al cassiere della libreria con il quale si chiude il film …
Mühe è bravissimo. Come accade ai bravissimi, riesce rendere indimenticabili anche occasioni che, in mano ad altri, sarebbero irrimediabilmente perdute. In un film che non considero particolarmente riuscito, Mein Führer – La veramente vera verità su Adolf Hitler, si guardi la scena in cui Adolf Grünbaum, il maestro di recitazione ebreo interpretato da Mühe, si trova sotto una doccia da cui, dopo qualche secondo di attesa, scende effettivamente dell’acqua.

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