I vivi e i morti

La scrittrice canadese Alice Munro, Premio Nobel 2013

[Articolo pubblicato per la prima volta il giorno 02/01/2014 nel sito antoniomessina.it]
La più grande narratrice vivente del Nord America”. Questo lapidario giudizio di Jonathan Franzen è riportato sulla copertina di Nemico, amico, amante (Einaudi, 2003, pp. 315), raccolta di racconti della scrittrice canadese, e recente premio Nobel, Alice Munro. Lungi dal condizionare il formarsi della mia opinione (Nemico, amico, amante è il primo libro della Munro che ho letto in vita mia), le parole di Franzen mi hanno fastidiosamente solleticato. Perché ha sentito il bisogno di specificare “vivente”? Se la Munro, e sia chiaro che non glielo auguro, morisse di qui a poco, diventerebbe la più grande narratrice defunta? Oppure fra i defunti (beninteso: narratori del Nord America) c’è qualcuno più grande di lei? Purtroppo, fra i narratori (italiani) defunti dobbiamo annoverare Achille Campanile che, su domande del genere, sarebbe stato capace di scrivere pagine memorabili.
Comunque sia, Nemico, amico, amante. Si tratta di nove lunghi racconti che esprimono al meglio questa forma di narrazione che, per generare un’esperienza di lettura intensa, deve esaltare il dettaglio che racchiude l’insieme. A volte si tratta di istantanee, a volte di brevi sequenze che descrivono un momento di passaggio, una debolezza che ci impedisce di passare il guado, la rassegnazione a cui ci costringe l’occasione perduta, i dubbi a cui ci porta l’occasione che abbiamo colto. Insomma, le esperienze che possono far parte della vita di molte persone, per non dire di tutte.
Pur molto diversi fra loro, dei nove racconti ho preferito quello d’apertura (“Nemico, amico, amante”, che dà il titolo alla raccolta) e l’ultimo, “The bear came over the mountain”. Il primo è decisamente umoristico, con uno scherzo adolescenziale che ha conseguenze impreviste e a lungo termine. “The bear came over the mountain” (cioè: l’orso attraversò la montagna), invece, è il toccante, a volte duro, racconto della malattia mentale di Fiona e di come suo marito Grant si confronti con gli sviluppi impensati della situazione.
Nemico, amico, amante è senz’altro da leggere. Tuttavia, a lettura ultimata ho pensato che nessuno dei nove racconti raggiunge bellezza e intensità di quello che, ad oggi, rimane il mio racconto preferito in assoluto, cioè “I morti”, in Gente di Dublino, di James Joyce. Il più grande narratore defunto dell’arcipelago britannico.

James Joyce (1882 – 1941)
Questa voce è stata pubblicata in Libri, arte, cinema, umanità e contrassegnata con , , , , , , , . Contrassegna il permalink.