Intervista a Tommaso Monteleone

Io e te ci siamo conosciuti a Casa di Vela Elba, la scuola di vela fondata da tuo padre Gigi ormai trent’anni fa. Vorrei che spendessi qualche parola per presentarla.

Casa di Vela … una realtà che dura 30 anni. Un metodo (non un luogo, come può pensare qualcuno da un’osservazione superficiale) che permette di trasmettere passione per il mare e per l’ambiente. Casa di Vela è formata da istruttori e allievi, per questo credo che piaccia.

Capperi! Parli come uno spot. Ma sono d’accordo con te. Adesso toglimi una curiosità. Io trovo che lo sport della vela ha un’infinità di aspetti positivi: dal contatto con la natura alla possibilità di adeguare l’impegno alle proprie capacità; dalla ecologicità del mezzo alla soddisfazione che procura il saperlo manovrare efficacemente. In base alla tua esperienza, quando terminano il loro corso, che cosa hanno apprezzato di più gli allievi?

La possibilità di misurarsi misurarsi con la natura sfruttando i suoi stessi elementi, lontano da tutto ciò che di artificiale abbiamo costruito in migliaia di anni. Solo l’uomo, su una barca che è frutto del suo ingegno, il vento ed il mare.

Il vento e il mare. Mi pare che fosse un gran bel romanzo … ma forse mi sbaglio. A proposito di vento: tu che lo conosci bene: perché il vento è così irregolare nella sua direzione? Voglio dire: che bisogno c’era? Non poteva limitarsi a soffiare sempre uguale per la gioia di grandi e piccini?

No, pensa che noia! Ci sono posti dove il vento soffia sempre dalla stessa direzione … una noia … Sempre lo stesso vento e una vita monotona senza mai niente di nuovo….. che barba. La capacità di un marinaio, di un velista, sta nel saper leggere il vento sull’acqua, nel cielo, prevedere da dove soffierà fra un attimo, prevedere nel suo piccolo, cosa farà la natura e prepararsi ad affrontarla. Io trovo che sia bellissimo. È questo il fascino della vela. Potrei dilungarmi molto … La barca è solo un mezzo, il mare pure, e il vento, una pura forza naturale che noi sfruttiamo per muoverci.

In trent’anni, di allievi, ne avete avuti centinaia. Quanti riuscite a ricordarne? E quanti si ricordano di voi?

Se rileggi il nome, senti la sua voce anche solo per telefono, ogni istruttore ricorda tutti o quasi tutti i suoi allievi. Ogni tanto li sogni la notte, spesso li incontri nei posti e nelle situazioni più impensate. Fa sempre piacere ascoltare le loro esperienze di mare, i loro ricordi. Credo che di noi, di Casa di Vela, si ricordino tutti. Ci rende felici sapere che l’85% dei nostri allievi ha continuato a fare vela dopo il suo corso. Per noi è un grande risultato, vuol dire che siamo riusciti a trasmettere una passione. Non importa che si ricordino di noi ma che veleggino felici per il mare.

Per la serie “il coraggio è senza vergogna” (riferito a me che pongo la domanda): come ero come allievo?

Tecnicamente potrei definirti un po’ rigido. Non ti sei ancora completamente affiatato con il mezzo, non consideri la barca come una naturale estensione del tuo corpo, come un semplice attrezzo. Credo che pensi la barca una creatura irrazionale che fa sempre cose imprevedibili.

Non sono io che lo penso, è la barca che è così!

Lei reagisce sempre e solo ai nostri comandi. Ma credo che hai buone possibilità, devi solo smettere di guardare la barca e concentrarti solo sul vento e sul mare. Oramai le basi le hai acquisite, se imparerai ad osservare vento e mare tutto ti verrà naturale perché ridurrai nel numero le reazioni che consideravi imprevedibili della tua barca, e riuscirai a governarla con soddisfazione e sicurezza.

Ci proverò. Adesso dimmi: in trent’anni, vissuti da te o raccontati da tuo padre, avrai accumulato una miniera di aneddoti. Riesci a trovarne uno veloce da raccontare?

Noi Istruttori abbiamo una regola: mai parlare in presenza di un allievo di situazioni che coinvolgono altri allievi. Tu sei un allievo … e noi speriamo che qualcun altro ci legga, no?

Ma non pretendevo mica che raccontassi di quella volta che mia sorella ha scuff … Ops! Sarà meglio cambiare rotta. Dicevo: da qui, dal mio sito, ci passa un po’ di gente che ama raccontare delle storie, e allora mi domandavo se non avevi mai pensato di fermare questi ricordi su carta?

No, preferisco viverne sempre di nuove e cercare di farle vivere anche ai miei allievi. Ci provo.

A maggior ragione, allora, ti ringrazio per aver accettato l’invito a scrivere qualcosa appositamente per il mio sito. Come ti sei sentito nella per te insolita veste di scrittore?

Un po’ impacciato, impreparato. Scrivere non è mai stato il mio forte.

In effetti, leggendoti, ti ho trovato tecnicamente un po’ rigido. Non ti sei ancora completamente affiatato con il mezzo, non consideri la penna come una naturale estensione del tuo corpo, come un semplice attrezzo. Credo che consideri la penna una creatura irrazionale che fa sempre cose imprevedibili.

Spiritoso.

Comunque, scherzi a parte, questo tuo esordio letterario ti avrà convinto che scrivere è una cosa possibile, anche se richiede un po’ d’impegno.

Penso che scrivere sia molto difficile, più di quello che dici tu. Chissà cosa penserebbe la mia Prof. di Lettere … Magari le mando una copia de “La Movimentazione”.

Fallo senz’altro. Si divertirà di sicuro.

[Contenuto pubblicato per la prima volta su antoniomessina.it il 25/05/1999]

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