Dalle Marche mi recavo a Roma per stare un poco con i miei genitori. Nel 2014 mio padre aveva già compiuto 100 anni. Presi l’abitudine di condividere il ricordo di quegli incontri, scanditi dall’età via via raggiunta, e sempre più notevole, da mio padre.
22 giugno 2014
Io e mio padre (100 anni, cinque mesi e quattro giorni), adesso, a Roma. Che dire?

(26 dicembre 2014)
Questa è bellissima. Papà (101 anni fra 23 giorni) mi ha chiesto di cercare in Internet dei tapis roulant e si è seduto accanto a me al pc. Ne ho individuato uno e gli ho detto: “Però vorrei vederlo dal vivo.” E lui: “Anche a me piacerebbe vederlo da vivo.”
(19 gennaio 2015)
Bene, ieri, in piena notte, abbiamo dovuto chiamare la guardia medica. Con qualche farmaco, la situazione è stata recuperata quanto basta per permettere a mio padre di festeggiare i suoi 101 anni. Ha pure mangiato una fetta di torta. E oggi è un altro giorno.
(8 novembre 2019)
L’occhio cade sulla data in alto a destra dello schermo, il numero risuona… E sì, oggi sono sei mesi da che mio padre è morto. A volte mi sembra che sia accaduto in un tempo lontano quanto quello delle fiabe, a volte sembra ieri. Io ringrazio la memoria, che me lo fa ricordare con intensità e precisione, e ringrazio mia figlia che mi aiuta a conservare lo sguardo su ciò che ancora potrò fare.
(19 gennaio 2021)
Come ho già scritto in altre occasioni, la mia scelta di avere su Facebook soltanto contatti con persone che conosco davvero e che, per la gran parte, frequento (magari virtualmente) in maniera abbastanza continuativa mi concede il lusso di usare questo strumento per condividere piccoli pensieri personali. Piccoli nel senso che riguardano la mia sfera privata e che perciò, se la fanno, possono interessare soltanto chi mi conosce e magari mi vuol perfino bene.
Cosicché scrivo per raccontare che oggi ho indossato dei guanti da cucina per lavare qualche piatto e m’è venuto in mente mio padre. Mi colpisce sempre quando, per motivi misteriosi, riaffiorano momenti minutissimi che per qualche ancor più misterioso motivo si sono insediati nella memoria, rimanendo nascosti anche per decenni ma pronti a farsi vivi nei momenti più impensati.
Oggi ho indossato dei guanti da cucina ed è apparso mio padre che se li tolse tirandone un lembo e finendo per rovesciarli: la parte esterna dentro e tutta fuori, invece, quella che deve stare a contatto con la pelle. Poi li rovesciava di nuovo e soffiava dentro il guanto, tenendo il bordo aderente alla bocca. Le dita nascoste riapparivano con uno schicco. Ero piccolo e mi sembrò quasi una magia e mio padre rideva, soddisfatto.