L’esperienza che abbiamo e il Movimento 5 Stelle

Donatella Agostinelli, capolista Movimento 5 Stelle nelle Marche alle elezioni politiche del febbraio 2013

[In forma leggermente diversa, questo articolo apparve per la prima volta il giorno 28/01/2013 nel sito antoniomessina.it]
L’Italia di questi giorni sta osservando, chi con curiosità, chi con entusiasmo e chi con preoccupazione, alla crescita di quel Movimento 5 Stelle (M5S) che, formatosi attorno al comico Beppe Grillo, parteciperà per la prima volta alle elezioni politiche, le prossime fissate per il 24 e 25 febbraio 2013.
Ascoltandole parlare, o leggendo le loro note biografiche, le persone che il M5S ha candidato al Parlamento appaiono persone comuni, impegnate volontariamente sui temi che hanno a cuore: dalla tutela dell’ambiente allo sviluppo delle reti informatiche, dall’agricoltura alla qualità della vita. A volte il loro impegno nasce dalla loro esperienza di vita: la difesa della scuola pubblica perché sono genitori con figli; l’attenzione alla gestione dei rifiuti perché sono contrari all’inceneritore vicino casa.
La prima, la più comune e la più facile critica rivolta al M5S è perciò quella di candidare al governo dell’Italia persone senza esperienza politica e amministrativa. Più che una critica, è la constatazione di un fatto: i candidati del M5S non hanno precedenti esperienze in Parlamento né di Governo. Questo fatto, però, non è l’unico. Per esempio, è un fatto che il debito pubblico italiano a novembre 2012 ha toccato il massimo storico di 2.020,668 miliardi di euro (la fonte è il Bollettino statistico della Banca d’Italia), così come è un fatto che, mentre raggiungevamo questo bel record, alla Camera, al Senato e al Governo c’erano persone di provata esperienza politica e parlamentare, nonché tutti laureati.
Sono proprio i fatti, dunque, a dirci che l’esperienza politica e parlamentare non sembra essere l’ingrediente decisivo per la formazione di un buon governante e che, forse, potrebbero essere importanti anche altri fattori personali: il senso della comunità, l’assenza di interessi privati nel gestire la cosa pubblica, la tanto sbandierata onestà. Senza contare che l’esperienza serve ma, appunto, è il frutto di un percorso che ha un suo inizio. Anche Giulio Andreotti, in Parlamento senza interruzioni dal 1948, all’inizio non aveva “esperienza”.

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