Ahmed Baba e i sei ladroni

Facciata d’ingresso dell’Istituto Ahmed Baba a Timbuctù, nel Mali

[Questo articolo apparve per la prima volta il giorno 29/01/2013 nel sito antoniomessina.it]
Apprendo dagli organi d’informazione due notizie geograficamente lontane ma culturalmente meno distanti di quanto possa sembrare.
Sul sito web del Corriere della Sera, ieri 28 gennaio 2013 potevamo leggere: Mali, i jihadisti bruciano libri antichissimi. L’occhiello del titolo rincarava: Scempio a Timbuctù, dove è stato dato alla fiamme l’Istituto Ahmed Baba che contiene oltre 20mila preziosi manoscritti.
Oggi, invece, sullo stesso sito potevamo leggere: Libri rubati, Dell’Utri indagato per concorso in peculato, Sotto il titolo, l’articolo riferiva la notizia dell’arresto di sei persone coinvolte nella sparizione di 1.500 libri (antichi) dalla Biblioteca dei Girolamini, a Napoli. L’indagine dei magistrati napoletano coinvolge anche il senatore Dell’Utri al quale, a differenza dei jihadisti, il sito del Corriere concedeva il diritto ad una replica, debitamente citata in chiusura dell’articolo. “Riguardo al suo presunto coinvolgimento nella vicenda, Dell’Utri ha spiegato all’Adnkronos di essere «già stato ascoltato dalla Procura». «È una bufala, una balla assoluta – sottolinea – Io non c’entro assolutamente niente»”.
Fatto sta che in Mali bruciano i libri antichi (anzi, antichissimi, per maggiore orrore di noi occidentali) mentre a Napoli (per la precisione: alla Biblioteca dei Girolamini) li rubano ma con l’accortezza, sospettano gli inquirenti, di regalarne un paio a un senatore della Repubblica, che male non fa.

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