Il piccolo trotto dei lipizzani di Frank Westerman

Cavallo lipizzano durante un’esibizione

[Articolo pubblicato per la prima volta il giorno 04/05/2013 nel sito antoniomessina.it]
Nel 1580 l’arciduca Carlo II d’Asburgo raccolse nella cittadina di Lipizza (nel Carso sloveno vicino Trieste) cavalli andalusi e giumente locali per dare vita a una nuova e selezionata stirpe equina che, anche attraverso ulteriori incroci, diventerà il lipizzano, lo splendido cavallo bianco capace di danzare. Un cavallo talmente prezioso da diventare bottino di guerra, protagonista di esodi avventurosi (e raccontati anche dal cinema) per salvare da bombe e razzie i preziosi esemplari che dovevano garantire la continuità della razza, oggetto di furti a fini speculativi e simbolo di riscosse nazionali nei martoriati territori ex jugoslavi.
Nel suo libro Pura razza bianca (Milano, Iperborea, 2010, pp. 371), il giornalista olandese Frank Westerman racconta le notizie e suggestioni accumulate nel corso di una lunga ricerca sulla storia del lipizzano e dei suoi esemplari più famosi. Le linee genealogiche si intersecano con la storia dell’uomo e dei suoi conflitti: bellici, scientifici, etici.
La selezione di un cavallo dalle caratteristiche sempre più uniche, così, è l’occasione per raccontare i trasferimenti forzati dei cavalli per allontanarsi dalle zone di guerra, ma anche le altalenanti fortune, e le conseguenze a volte terribili, delle idee su come si siano naturalmente modificate le specie e, soprattutto, su come si possano modificare secondo uno schema preordinato dall’uomo, ricorrendo a tecniche che spostano sempre di più il confine fra evoluzione e manipolazione.
Il libro è interessante e ricco di informazioni, restituite con uno stile più vicino al reportage che al saggio. Terminata la lettura, tuttavia, rimane la sensazione di una possibilità letteraria parzialmente sprecata. Il libro è scritto in prima persona, raccontando eventi anche assai minuti dell’inchiesta di Westerman (di cui veniamo a sapere, per esempio, che aveva Skype ma non la webcam); la storia dei lipizzani non è resa seguendone in modo rigorosamente cronologico le vicende; gli interrogativi sui confini etici dei processi di selezione della razza umana si alternano alle vicende degli animali in un modo che a volte appare quasi estemporaneo. Così, alla fine della lettura non appare chiaro chi sia il vero protagonista del libro: se l’elegante lipizzano o le domande sull’uomo che ha iniziato a credersi creatore di vita, e ad agire come se lo fosse.

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