
[Articolo pubblicato per la prima volta il giorno 13/06/2014 nel sito antoniomessina.it]
Ci sono volte in cui vorrei essere famoso, avere contatti Twitter e Facebook a milioni per poter condividere e promuovere nel modo che meritano certe cose che vedo, ascolto, leggo. È questo il caso di Erano solo ragazzi in cammino. Autobiografia di Valentino Achak Deng (Mondadori, Milano, 2007, pp. 568) scritta da Dave Eggers. Valentino è uno delle migliaia di profughi del Sud Sudan, ennesima terra martoriata da conflitti perenni che dissanguano popoli e economie. I morti si contano a migliaia, i profughi a centinaia di migliaia. Valentino è uno di questi. Dopo una marcia biblica, durante la quale vede tanti suoi amici spegnersi come candele bruciate interamente, il campo profughi di Kakuma, in Kenya, diventa per anni la sua casa. Per dare un’idea: Kakuma esiste ancora oggi, ospita 164.000 persone, 36.000 delle quali sono sudanesi. Poi, un giorno, il visto per gli Stati Uniti, cioè la nuova vita, il sogno. Valentino trova occasioni, amicizie, anche un amore. La realtà, tuttavia, è fatta anche di persone che, semplicemente, non possono capire, non possono neppure immaginare, né hanno bisogno o intenzione di farlo.
La storia di Valentino finisce nelle mani giuste, cioè quelle dello scrittore americano Dave Eggers. Il libro che scrive partendo dalle ore di conversazione con Valentino è esemplare per l’assenza di enfasi o pietismo, per la capacità di restituirci intatte le sensazioni, i pensieri, la lotta per sopravvivere e le speranze del protagonista. Ed è esemplare anche per l’onestà con cui riferisce la realtà dell’esperienza americana di Valentino, un’esperienza fatta di aiuti generosi e di indifferenza, di slanci e delle contraddizioni che trovi negli Stati Uniti. Prima di raccontarne l’infanzia, così, il libro si apre su una rapina con sequestro di persona che Valentino subisce nell’appartamento in cui vive, ad opera di una banda un po’ goffa che lascia un ragazzino a controllare che Valentino non si liberi dai lacci. Da quel momento, il libro è un’alternanza di ricordi e presente, gioie e dolori, sofferenze enormi e istinto di sopravvivenza. Sta soprattutto in questa alternanza la ricchezza del libro, che riesce a raccontare la vita, tutta la vita, così com’è.
A volte, grazie ai libri ci si sente vicini a persone lontane, nello spazio o nel tempo. Come provo a rendere evidente nella pagina di apertura del mio sito Internet, credo nella narrazione come attività connaturata all’essere umano. Perciò, dopo aver letto di tante disavventure, non potevo rimanere indifferente a queste frasi: “Io sono vivo e tu pure, e per questo dobbiamo riempire l’aria delle nostre parole.”