
La novità politica di questo fine 2019 in Italia sembra essere l’aggregazione che si è scelta per nome 6000 sardine, presto abbreviato in soltanto “sardine”. Nel momento in cui scrivo, l’aggregazione non ha una struttura vera e propria e si raccoglie, coordina e attiva intorno a una pagina Facebook. Le “sardine” stanno riscuotendo l’attenzione, il sostegno ed a volte perfino l’impegno di persone per le quali tutte nutro grande rispetto, in molti casi anche stima e in alcuni anche un affetto incondizionato la qual cosa mi ha, per così dire, obbligato a dedicare qualche attenzione a questo nuovo fenomeno politico.
Avere la bella età di 60 anni (li compirò il prossimo gennaio) include il disporre di un piccolo bagaglio di ricordi. Pescando in quel bagaglio trovo i Girotondi (nati nel 2002, smisero di girare l’anno dopo); poi il Movimento 5 Stelle delle “origini” (i Meet Up degli amici di Beppe Grillo prima di diventare Movimento nel 2007, formalmente costituito nel 2009); quindi il Popolo Viola, nel 2009, da cui l’anno seguente nacque la Rete Viola. Peraltro, rimanendo in tema di movimenti variamente spontanei e impetuosamente cresciuti, risulta interessante anche la traiettoria degli Indignados spagnoli (2011) da un cui settore nacque il partito Podemos (2014) poi divenuto, in soli due anni!, il terzo partito per numero di eletti nel parlamento spagnolo.
Come ognun vede, si tratta di movimenti che differiscono per intenzioni e condividono una nascita”improvvisa”, originata da una reazione a situazioni specifiche più che dal coagularsi sociale attorno a una visione del mondo o anche, più modestamente, di come gestire concretamente (avverbio usato di proposito, dato che non considero sufficientemente identificativo l’appello a “onestà”, “trasparenza”, “giustizia” et similia, tutti bisognosi di una declinazione pratica) quella che una volta veniva definita “cosa pubblica”. Detto grossolanamente: i Girotondi nacquero per reazione alle ingerenze del potere politico nell’attività di quello giudiziario e, tendenzialmente, rimasero all’interno delle tematiche legate alla gestione del sistema giudiziario e alla difesa della Costituzione; il primo germe del futuro partito 5 Stelle, cioè il blog di Beppe Grillo, si impegnava in precise battaglie pacifiste (come il ritiro delle truppe italiane in Iraq), di tutela del consumatore (vicenda dei bond argentini; riduzione dei costi di ricarica dei cellulari ecc.), di diffusione della conoscenza delle soluzioni adottabili per il risparmio energetico; il Popolo Viola nacque in esplicita avversione alla persona e al governo di Silvio Berlusconi.
Oggi, dunque, abbiamo le sardine, quelle che dichiarano “Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie.“
Premesso e ribadito che ho grande rispetto per chi decide di darsi da fare per migliorare la vita di tutti, constato la mia personale difficoltà a entusiasmarmi per questo nuovo esperimento politico. La frase che ho citato (la si può leggere nel “manifesto” pubblicato sulla pagina Facebook di cui sopra), stringi stringi non dice niente; non dichiara chi incarna il valore dell’attenzione al bene comune anteposta a quella per il proprio interesse personale né, soprattutto, quale sia il bene comune. Nella vita reale il “bene comune” è “bene di tutti” quasi soltanto quando ci si occupa delle regole di funzionamento della comunità, dei processi che sfociano in una decisione che possa essere accettata da ciascuno anche se quasi mai produce vantaggi per ciascuno. Si tratti di ambiente, pace, energia, consumo del suolo, diritto del lavoro, sistema fiscale, istruzione pubblica, sanità e quanto altro possa riguardare o interessare la comunità, la “politica” che gestisce è fatta di scelte che in quanto tali, attuano una fra le opzioni disponibili.
Non vi è dubbio che oggi in Italia si possa essere (io lo sono) stanchi di toni esasperati, magari buoni soltanto per coprire una modesta conoscenza di ciò di cui si parla. La soluzione al problema, tuttavia, non mi sembra un appello generico alle persone che “pur sbagliando ci provano”, laddove in politica avere un buon carattere può essere un accessorio positivo ma non credo che abbia mai risolto le grandi questioni sul presente e il futuro di tutti.
C’è poi un’ultima questione, che credevo soltanto mia ma ho scoperto di condividere con Tomaso Montanari. Mi riferisco alla reale capacità di “sporcarsi le mani” con la realtà del mondo in cui viviamo riuscendo poi a interpretarlo correttamente. Scrive Montanari: “… ammettiamo che il vero bersaglio [delle sardine] sia la Lega: io non credo che il successo di quest’ultima sia la malattia. Credo invece che quel consenso sia il sintomo mostruoso della vera malattia: l’enorme ingiustizia sociale che ha sfigurato questo paese. La destra estrema appare l’alternativa – nera, terribile, portatrice di morte – a un ordine mondiale che si predicava senza alternative.“