(Testo pubblicato per la prima volta il 31/3/2020 come post sulla mia pagina Facebook)
Mi hanno chiesto: “Ma tu come fai a essere così tranquillo in una situazione del genere?” La risposta è abbastanza semplice: penso che ogni marinaio affronti la tempesta con la barca e l’esperienza di cui dispone, non con quelle migliori ma di cui non dispone né di quelle che avrebbe potuto avere, ma che appunto non ha, se avesse considerato l’ipotesi di una tempesta.
Non credo che le circostanze determinino i nostri comportamenti; sono convinto che ogni circostanza sia l’occasione per manifestare le attitudini, le qualità, i difetti, le pulsioni più o meno razionali che proprio oggi fanno di noi quel che siamo. L’elaborazione e il cambiamento, se e quando avvengono, sono cosa che avviene “dopo”, con fatica e neanche sempre.In altre parole, nelle circostanze correnti, penso che ognuno stia reagendo alla situazione nel modo consueto che gli è proprio: chi è credente prega il suo Dio; chi non lo è esprime sue convinzioni d’altro genere; chi non si è mai posto questioni di questo tipo non lo farà neanche adesso.
Penso che tutti trovino nella stessa nuova situazione oggi condivisa la conferma delle convinzioni che già avevano: è colpa dei cambiamenti climatici; i cambiamenti climatici non c’entrano col virus; è colpa delle migrazioni; è colpa della troppa igiene che ci rende più vulnerabili; è colpa della poca igiene che ci espone più facilmente ad attacchi e così via.
Penso che tutti siano d’accordo o in disaccordo con gli stessi politici, imprenditori, opinionisti, organi d’informazione e simili ai quali davano retta prima dell’epidemia: occorrono più Stato, oppure più privato; più severità; meno severità; bisognava chiudere tutto subito; bisogna lasciar uscire di casa; il Governo ha deciso tardi; bisogna riaprire presto; ci vuole più agricoltura; ci vogliono grandi opere…
Penso che tutti attribuiscano priorità alle stesse cose alle quali l’attribuivano prima che scoppiasse la pandemia: occorrono più regole; più sussidiarietà; bisogna controllare i movimenti delle persone; bisogna responsabilizzare le persone; ci vuole la polizia; che noia l’autocertificazione…
Penso che dei fatti veri prima dell’epidemia non possano che manifestarsi nella loro verità mentre l’epidemia è in corso. Una sanità ferita, un sistema di istruzione impoverito, una macchina amministrativa inefficiente non si trasformano nel giro di una notte. Un particolare, questo, ignorato soprattutto da chi critica questo Governo e, infatti, non dice che cosa avrebbe fatto al suo posto ma, soprattutto, come lo avrebbe fatto disponendo esattamente degli stessi ospedali, scuole, apparato amministrativo.
Penso che alcune questioni che io ritenevo e ritengo “fondanti” continueranno a essere ritenute inutili e noiose. Se un qualunque partito mettesse al primo punto del suo programma l’efficientamento della pubblica Amministrazione, alle elezioni prenderebbe gli stessi voti che ho preso io che non mi sono presentato.
Non critico nessuno, nel “tutti” includo anche me stesso che non mi appello a un qualsiasi Dio in cui non credo; che ritengo che i cambiamenti climatici abbiano anche cause “umane” ed effetti sull’ambiente che ci avvolge e permea; che non mi sentivo rappresentato da alcun politico già prima, figuriamoci adesso che, sempre a mio avviso, per la gran parte mostrano il consueto atteggiamento: sia splendore o catastrofe, il fatto è che a comandare ci sono (o: vorrei esserci) io, ora e domani.
Quel che dico e penso, cioè quel che mi fa essere tranquillo, è che il mondo sta andando come sempre, con persone splendidamente solidali ed altre che pensano a come guadagnare dalla crisi, con chi dimostra sguardo lungo e senso pratico e chi si agita solo leggendo il titolo di qualche sito informativo online, con chi fa ammenda dei propri errori e chi non ha proprio nelle corde il mettersi in discussione né il capire che, per esempio, si può essere adatti a certe situazioni e totalmente inadeguati in altre.
Anche domani come ieri e oggi, così, farò quel che ho sempre fatto: cercare il bene, gettare qualche seme sperando che germogli, scegliere ogni giorno di seguire con coerenza le idee grandi e piccole che popolano le mie giornate. Di diverso c’è soltanto che sto facendo di tutto per non ammalarmi.
Lo so, l’ho fatta lunga ma era per spiegare una volta per tutte perché da domani tornerò a scrivere le mie sciocchezze, a condividere dolori e sorrisi coi miei amici, a proporre qualche idea, ricordo o riflessione. Quando leggo quelle dei miei amici, me ne nutro e sto meglio.