Imparare la lezione… Non è facile.

Se sbaglio, sbaglio per difetto: da quando sono nato, questi giorni di epidemia sono la terza occasione in cui sperimento una limitazione governativa della mobilità individuale od un obbligo generalizzato di cautela.
La prima fu nel 1973. A causa del cosiddetto “shock petrolifero” il Governo impose il divieto di circolazione dei veicoli privati. All’epoca vivevo a Roma e l’esperienza, per la mia età (13 anni) e le mie esigenze, fu tutt’altro che traumatica. Anzi, io, come credo molti altri, la vissi e ora ricordo con una certa gioia. Roma senza traffico… A piedi da casa fino al Colosseo senza pericoli né rumori… Le persone a spasso tranquille e sorridenti… Che sogno!
La seconda occasione fu nel 1986. A pochi chilometri da una, fino allora, sconosciuta cittadina dell’Ucraina settentrionale si sprigionò un nube radioattiva che arrivò fino in Italia e oltre. Un’ordinanza del ministro della Sanità vietò per 15 giorni la vendita di verdure fresche a foglie e la somministrazione di latte fresco ai bambini fino a 10 anni di età. Ricordo anche inviti a sigillare le finestre ma, verificando, non ne trovo traccia nel web. Magari ricordo male. Io, ormai sedicenne, ascoltavo di più i telegiornali ricavandone la sensazione che chi doveva prendere misure e informare la popolazione lo stesse facendo in ritardo, poco e male, come sperando che il problema si risolvesse da solo grazie al vento e alla pioggia.
La terza occasione è quella di questi giorni, che ormai sono tanti. Non passavo tutto questo tempo con mia moglie dai tempi del viaggio di nozze, un mese in lungo e in largo per il Peloponneso.
Il piccolo excursus m’è venuto di farlo ripensando alla domanda che molti si pongono: “Questa esperienza ci insegnerà qualcosa?” “Ci” inteso come corpo sociale, piccoli gruppi e grandi organizzazioni, Stato e istituzioni sovranazionali. Io lo spero ma così, come speravo di trovare tempo bello quando sarei andato in vacanza. Può capitare, e perciò posso sperarlo, ma niente più di questo.
Lo shock petrolifero avrebbe potuto far diventare pensiero comune il risparmio energetico, il ricorso a fonti rinnovabili e non pericolose, una movimentazione di merci e persone che eliminasse lo spreco e considerasse l’esauribilità di certe risorse. Avrebbe potuto ma non lo ha fatto.
Dall’esperienza delle conseguenze del disastro nucleare di Černobyl’ nacque a Fidenza, nel 1986, il primo Gruppo di Acquisto Solidale: relazione diretta fra produttore e consumatore; controllo sulla filiera (che, peraltro, può essere brevissima); prodotti attenti all’ambiente e alla salute di chi lavora ecc. L’idea dei GAS avrebbe potuto affermarsi come strumento diffuso di attenzione alla salute e alla relazione sociale. Avrebbe potuto ma non è accaduto, coi GAS che anche in questi giorni esistono e resistono ma sono una parte infinitesima del commercio di beni alimentari.
Dunque, spero che questi giorni insegnino qualcosa sul valore che diamo a persone e cose, sul rapporto migliore dell’uomo con l’ambiente, sulla dimensione più appropriata per i gruppi umani e per le loro fonti di sussistenza… Lo spero ma così, come speravo di trovare tempo bello quando sarei andato in vacanza.

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