Cado necessariamente nella trappola che hai teso e, per prima cosa, ti chiedo come ti è saltato in testa di scrivere racconti intitolati “Anosmia“, “Psittacosi” e “Somatofrenia fantastica”.
Devi darmi atto che le parole appartenenti a gerghi specialistici esercitano sul profano una certa magia, evocano più che connotare… come il gioco del vocabolario… A volte mi è capitato che il titolo già contenesse un contenuto, pensa a somatofrenia fantastica, una sindrome ad alto potenziale immaginativo, in altri casi è nata prima l’idea: volevo raccontare la storia di un bambino sordo di naso, deprivazione sensoriale poco sondata, poi ho scoperto che si chiama anosmia, un invito a nozze, così per psittacosi, che fa ribrezzo solo a dirlo, volevo raccontare la storia di un fobico esistenziale, i piccioni sono odiati dalla gente che odia un sacco di cose…gli animali, i poveri, i negri, i gay… che schifo…
La misura del racconto è la tua preferita, quella che senti più congeniale alla tua scrittura o invece, come accade a me, quella che si usa quando si ha poco tempo?
Finora mi sono accaduti racconti, in fin dei conti la scrittura accade un po’ come vuole lei, come l’amore, poi c’era Carver che non aveva tempo, ma io non sono Carver, sono solo una che non ha molta pazienza e in un racconto non c’è tempo per annoiarsi, né a leggerlo, né a scriverlo…
Nonostante il tono non sia mai pesante, la maggior parte dei tuoi personaggi mi sono parsi figure un poco tristi, disorientate.
Sì, più che tristi sono afflitti più o meno consapevolmente dal male di vivere male, disturbi piuttosto rognosi che a volte degenerano in qualche nevrosi, psicosi, psittacosi…
Il racconto che ho preferito s’intitola “Anosmia”. Una bambina “zozza” fa amicizia con un bambino che non percepisce gli odori, fino a una conclusione che non voglio anticipare.
Anosmia è il racconto più dolce, i due protagonisti sono un po’ disgraziati ma simpatici, lui non sente con il naso ma con l’intelligenza, lei non si lava ma è un’anima candida, si incontrano nell’universo parallelo della ipersensibilità anche se apparentemente sono dei disadattati. Anosmia è anche, però, un racconto che non pone grossi problemi, è facile stare dalla parte dei bambini perché si presuppone in loro una grande innocenza, con gli adulti è più difficile capire, prendere posizione…
“Anosmia” e “Artrosi”, mi sembra anche, sono le storie in cui hai manifestato una maggiore tenerezza verso i protagonisti. Ho visto giusto o è un’impressione falsa?
Hai visto giusto, perché, nonostante le malattie, i protagonisti di “Anosmia” e “Artrosi” sono portatori sani di “innocenza”, anche la prostituta malgascia di Cleptomania però è un personaggio positivo e la ragazza del tunnel carpale in fin dei conti trova il modo di uscire dal tunnel dello squallore che la circonda, persino la signora Orchidea vince la sua guerra dei poveri…
Non molto tempo fa, la mia pagina degli ospiti accolse degli scritti “erotici” di Alessandra Buschi e Raffaella Vicario. Nel tuo libro, raccontato con linguaggio divertito, il sesso è presente anzi che no, pur se non mi è mai sembrato il vero “centro” della storia.
Infatti, non lo è per niente. Mi fa piacere quando qualcuno lo sottolinea perché significa che entrambi ( io e il lettore) abbiamo centrato il centro giusto. Il sesso è un po’ un gancio, è un dato di realtà per raccontare altre fantasie, una chiave per entrare senza troppi complimenti nello scantinato dell’anima.
Come ho già detto, il linguaggio del tuo libro è quasi sempre divertito e divertente. Ciò non toglie che il protagonista di “Psittacosi” sia un personaggio orribile e che, pur da premesse differenti, finisce per agire in un modo che mi ha, in parte, ricordato il borghese piccolo piccolo del film interpretato da Alberto Sordi.
Il protagonista è orribile, è un uomo profondamente fascista travestito da persona innocua, quelli peggiori… anche lo stile del racconto è più contenuto in termini di ironia perché con tipi così non c’è tanto da scherzare.
In alcuni casi (il signor Cordini di “Psittacosi”, lo stesso Canepa Mario di “Anosmia”, ma non solo) mi è venuto in mente che potevano benissimo essere nati da una semplice notizia apparsa in un giornale. Ma in realtà, quali sono le cose che ti fanno scattare la molla che farà poi nascere un racconto?
Non sono fatti precisi, piuttosto sono ricordi, particolari di un episodio raccontato, un tema nell’aria, i miei racconti nascono da un accumulo di sensazioni intorno a un nucleo che significa qualcosa per me.
Ho già accennato alla tua scrittura come “divertente e divertita”, così mi viene in mente di chiederti un commento alla mia celebre “Seconda legge di Messina sulla scrittura”, che afferma: “Ci si siede per scrivere come si vuole, ci si alza avendo scritto come si sa”. Io scrivo come potrei scrivere una lettera, e tu?
Io penso vagamente qualcosa, poi guardo e ascolto le parole, a volte giocano animate dalla loro intrinseca possibilità di comporsi, le registro e le fotografo. Mi ritrovo con pezzi, frasi, brani, quando riesco a metterli in ordine possono diventare una storia.
Il libro di cui abbiamo parlato esiste davvero, ma so che ugualmente vuoi approfittare di questa intervista per rivolgere un appello ad amici e conoscenti.
I funzionari del marketing mix sintetizzano le variabili del successo di qualsiasi prodotto in 4 P: Prodotto, Prezzo, Pubblicità e Posto, cioè distribuzione.
Allora il Prodotto c’è anche se non si vede (qualche autorevole Pubblicazione si è Pure Presa la briga di recensirlo), il Prezzo solo Pochi 9 virgola 3 euro, la Pubblicità a Parte quella di amici e Parenti, costa troppo. Il Posto? Beh, qui bisogna affidarsi a tutti i Poveri consumatori di Portentosa volontà perché capita che uno entri nel Posto deputato alla vendita del Prodotto e il libraio gli dica “Manuale di Ipocondria Fantastica, Prego?!! L’autore??? Non Pervenuto.”
Quindi aPPello: non desistete, siate insistenti e volitivi, ordinatelo, compratelo, consigliatelo, regalatelo e godetene tutti, consideratelo un gesto di solidarietà nei confronti di tutti gli scrittori che stanno Provando a esistere senza i grandi editori.
4 P: che sintetizzano una serie di imPrecazioni riPetute oppure a scelta: Per Piacere Perlomeno Provateci.
[Contenuto pubblicato per la prima volta su antoniomessina.it il 18/10/2001]