
[Articolo pubblicato per la prima volta il giorno 20/12/2013 nel sito antoniomessina.it]
L’ultimo dato fornito dalla Banca d’Italia riferisce del nuovo massimo storico raggiunto dal debito pubblico dello Stato italiano: a ottobre 2013 siamo arrivati a 2.085.321.000.000,00 euro, una cifra che, scommetto, avrete perfino difficoltà a leggere. Per riportarla a un livello comprensibile, diciamo che ogni italiano si trova sul groppone 35mila euro di passivo sul suo conto personale di cittadino. Di fronte a tali cifre, una delle domande più spontanee è: come si è potuti arrivare a tanto?
Come per molti fenomeni di ampia portata, penso che l’approccio corretto sia quello che evita risposte semplicistiche e, più ancora, risposte univoche. Una sola causa, difficilmente avrebbe potuto scatenare effetti tanto disastrosi e duraturi nel tempo come quelli concretizzati dall’enorme debito dello Stato italiano.
Un’opinione diffusa colloca l’origine di quel debito nella corruzione e negli appetiti dei gestori della cosa pubblica, prima di tutto i partiti. Esperienze comuni, vox populi e vicende giudiziarie conferiscono fondatezza a quell’opinione ma trascurano, a parer mio, altri due fattori di uguale se non maggiore importanza. Mi riferisco alla solidità morale e alla robustezza professionale dei decisori. Ci si potrebbe scrivere sopra un saggio, provo a cavarmela con l’esempio di una vicenda che ho dovuto seguire direttamente, dato che ha accompagnato la mia vita professionale.
Alludo alla gestione dell’Albo degli autotrasportatori. Questa gestione, fino al 2001 era affidata alla Motorizzazione Civile. Nel 2002, uno fra i topolini partoriti dalla montagna del federalismo all’italiana fu il passaggio di quella gestione alle Province. In questi giorni, la Legge di stabilità per il 2014 la sta restituendo alla Motorizzazione.
Premesso che ogni scelta può essere argomentata e legittima, mi limito a constatare che questo palleggio significò nel 2001 un mare di circolari, decisioni, trasferimenti (di personale, documenti, risorse finanziarie) e predisposizione di strumenti di lavoro (informatici e non) senza contare l’istituzione di uffici, posti dirigenziali e incarichi vari. Nel prossimo futuro, nonostante la Legge di stabilità 2014 affermi “coraggiosamente” che la restituzione dell’Albo alla Motorizzazione avverrà senza oneri per lo Stato, si verificheranno esattamente gli stessi fenomeni, ma nella direzione inversa a quella del 2002. E tutto ciò, si badi bene, per dare agli autotrasportatori sempre esattamente lo stesso servizio.
Ecco, secondo me, una fetta della cifra che abbiamo visto all’inizio viene anche da vicende come questa dell’Albo. Una vicenda minuscola rispetto al mare del debito pubblico e tuttavia, parafrasando Mina, se moltiplicando io potessi calcolare le risorse sprecate con le migliaia di decisioni irrazionali e costose, ho l’impressione che avrei individuato una causa di quel debito che, con gni probabilità, può stare al pari della corruzione e della affermata voracità dei partiti.
P.S.
Per semplificarvi la vita: il debito pubblico ha superato i duemilaottantacinque miliardi di euro.