Facciamo rete con noi stessi

Mappa della metropolitana di Londra

[Articolo pubblicato per la prima volta il giorno 08/10/2014 nel sito antoniomessina.it]
Qualche giorno fa ho partecipato a una riunione in cui una quarantina di persone hanno discusso su come valorizzare e collegare le esperienze che in campo economico, sociale e culturale, cercano di proporsi come soggetti di un’economia diversa, più solidale e cooperativa, meno dedita allo sfruttamento di risorse esauribili e alla prevalenza sugli altri fino a cancellarli.
In questa ed altre analoghe occasioni, parole e formule come “collegarsi”, “raccordarsi”, “far circolare”, “mettere in rete” e “creare sinergie” la fanno da padroni. In generale sono il primo a essere d’accordo ma, uscito dalla riunione, un pensiero si è affermato su ogni altra impressione. Per farla breve, credo che prima di tutto dobbiamo fare rete con noi stessi.
Fra le persone che frequento non conto più quelle che sono contro la guerra e poi tengono i loro soldi nelle banche che finanziano il commercio di armi; quelle che sono per la sovranità alimentare e rabbrividiscono di disgusto di fronte all’insegna di un McDonald’s e poi al supermercato comprano prodotti delle peggiori multinazionali; quelle che “che belle queste maglie a colori naturali” e poi comprano il sintetico che arriva dalla Cina.
Ma il peggio, a parer mio, è dato da quelle persone che, per dire, sono a favore dell’agricoltura biologica, effettivamente comprano soltanto prodotti biologici, però poi tengono i loro soldi nelle banche che finanziano il commercio di armi e comprano il sintetico che viene dalla Cina. Sono queste persone che mi fanno dire che, appunto, prima di tutto bisogna fare rete con noi stessi. Eppure sarebbe semplice o, almeno, più semplice di quanto si creda.
Proviamo a immaginare la più normale delle giornate. Ci svegliamo, apriamo gli occhi e accendiamo la luce. Poi ci mettiamo addosso una maglietta, andiamo in bagno, ci laviamo ed asciughiamo. Arriva il momento della colazione, quindi usciamo per andare dove dobbiamo: al lavoro, a spasso, a trovare un amico. Ci accorgiamo che avremo bisogno di soldi e, intanto che siamo fuori, preleviamo un po’ di contante a uno sportello bancomat. Infine, sbrigate le nostre faccende, torniamo a casa. Bene, adesso vediamo come possiamo fare rete con noi stessi in una giornata così banale. Nell’ipotesi, naturalmente, che ci sia almeno una prima maglia a cui legarsi.
Energia: esistono ormai diverse società che forniscono energia proveniente da fonti rinnovabili. Basta sceglierne una. Non occorre fare nient’altro che sottoscrivere il contratto: impianti e contatore rimangono gli stessi. L’ottimo, naturalmente, è riuscire a produrre in autonomia tutta o una parte dell’energia che ci occorre. Abbigliamento: qui bisogna sforzarsi un po’ di più e, ancora, le differenze di prezzo rispetto al sintetico industriale possono essere elevate, tuttavia ci sono varie occasioni di abbigliamento realizzato con materiali non derivati dal petrolio. Alimentazione: in questo settore si può ormai trovare un’offerta amplissima anche nella grande distribuzione. Potendo, l’esperienza dei gruppi di acquisto solidale aggiunge sapore a cibi dal gusto già infinitamente superiore a quello di qualsiasi prodotto industriale. Trasporti: anche questo è un settore in cui le possibilità di scelta sono ampie. Spostarsi a piedi o in bicicletta, usare i mezzi pubblici, utilizzare i servizi di car sharing, acquistare vetture ad alimentazione ibrida… È piuttosto facile migliorare, poco o molto che sia, le nostre abitudini nel settore dei trasporti. Servizi bancari: al contrario di quel che avviene con l’alimentazione e i trasporti, se abbiamo bisogno di una banca non speculativa, che finanzia l’economia reale ed è attenta alle conseguenze non economiche delle sue azioni economiche, oggi in Italia non ci sono alternative a Banca Etica.
Tre brevi annotazioni conclusive. In primo luogo, quelli citati sono soltanto alcuni degli esempi possibili. Un’altra cosa su cui si può lavorare molto, per dire, è la riduzione dei rifiuti che produciamo. In secondo luogo, muoversi nella direzione giusta, anche di solo un passo, è già qualcosa anche se non si è alla meta. Infine, sono il primo a desiderare una vita serena e sono fortemente contrario alle ossessioni. Confesso, per esempio, che trovandomi in viaggio ho comprato un panino alla stazione anche se non era preparato col pane del mio consueto fornitore (farina biologica, lievito madre ecc.). Quando sono a casa, però, cerco di fare rete con me stesso.

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